martedì 24 giugno 2014

I nuovi mostri

Si rimane sconvolti davanti a certe notizie.

L'omicidio violento di una ragazzina di 13 anni è già di per sé qualcosa di sconvolgente. Ma la nostra esperienza ci guida a pensare che solo un mostro... uno psicopatico... un disadattato... una persona non in grado di intendere e di volere potrebbe compiere un'azione simile.

E invece no. Il mostro... l'orco del nostro immaginario collettivo... è diverso.

Il nuovo mostro è una persona apparentemente normale. Un marito, ma soprattutto un padre.

Precisiamo: ad oggi non c'è la conferma assoluta che sia lui l'assassino. E voglio sperare che, questa volta, la scienza abbia preso una cantonata.

I nuovi mostri fanno molta più paura oggi. Qualcosa di brutto sta accadendo in questa società. La ricerca delle cause la lascio a sociologi e criminologi.
Ma è innegabile che stia accadendo qualcosa di "nuovo" e tremendamente orribile.

Da chi ci si deve difendere oggi? 
In questi ultimi giorni questa domanda, per la quale non riesco a trovare una risposta soddisfacente, non vuole abbandonare la mia testa.

Un pensiero a Yara e a tutte le vittime di questi "non-uomini".

domenica 1 giugno 2014

Lettera a un politico corrotto

Caro Onorevole,
... no... così iniziamo male. Ci riprovo...

Caro Deputato,
... mmm... no. Non credo fosse stato "deputato" a fare ciò che ha fatto.

Buongiorno.
Sono un cittadino come tanti. Ha presente uno di quelli che incontrava nelle piazze e nei mercati durante la campagna elettorale?
Se la ricorda la campagna elettorale, vero? Quel momento in cui, con quell'abilità nell'essere così credibile, provava a convincere tutti noi di quanto sarebbe stato "vantaggioso" per questo Paese votare Lei e non altri. E ci è riuscito...

Sembrava tutto perfetto. Ma... qualcosa è andato storto. Qualcuno, in modo inatteso e inaspettato, ha messo il becco in questioni che hanno fatto emergere una realtà che ha deluso tutte quelle persone che l'hanno votata.

Io non sto scrivendo questa lettera con l'intenzione di insultarLa.
Lei ha ceduto, come tanti. Ha ceduto a quel senso di onnipotenza e inattaccabilità, tipico di molte persone che arrivano a coprire quel ruolo.

Ha ceduto alla tentazione di avere sempre di più, di non accontentarsi mai.
Il successo ha l'effetto di una droga. E l'essere umano è debole quando viene messo di fronte alla scelta: "prendere o rinunciare?".
Ma non ci si rende conto di essere di fronte ad una scelta.

"Perché 'scelta'? Io posso prendere e far credere a tutti di saper rinunciare. Tanto nessuno mi scoprirà mai... Ho chi mi copre. Chi mi protegge. Mica sono solo in tutto questo. Funziona così. Se rinunci sembri pure stupido. E io stupido non sono..."

E' questo che si arriva a pensare, vero? E ci si sente ancora più forti. Ancora più potenti.

Non mi piace giudicare le persone. Io sono un semplice cittadino. Io sono un semplice uomo. Quasi come Lei. E non dovrei avere il diritto di giudicarLa.

Però Lei ci ha tradito. Lei ha tradito la fiducia di molte persone. E almeno una riflessione me la deve concedere...

Vede, i suoi predecessori hanno rovinato questo Paese.
I suoi predecessori sono il motivo per cui, oggi, ci ritroviamo nelle piazze un comico che grida: "Tutti a casa!". E questo comico, per quanto non mi piaccia personalmente, è assolutamente legittimato ad urlare la propria rabbia. Rabbia che è condivisa da molti. E come dar loro torto...?

Lei, però, ha una responsabilità in più rispetto ai suoi predecessori. Lei ha tolto la speranza di poter cambiare. Lei ha tolto anche la voglia alle persone di gridare: "Tutti a casa!".
Le persone oggi vivono un insopportabile senso di rassegnazione.
E' come aver subito una violenza, e successivamente essere riusciti a rifugiarsi nel calore di una persona fidata. Per poi... subire la stessa violenza da quella persona.
Non ti resta più niente. Ti rassegni a vivere in quell'inferno.

Ora la lascio in compagnia della Sua coscienza. Credo abbia molte altre cose da dirLe...

Andrea

giovedì 1 maggio 2014

Perché...?

La vicenda del giovane Federico Aldrovandi è fin troppo nota, e non starò certo a riassumerla. Rimando piuttosto al link di Wikipedia, per chi non la conoscesse.

Ma quello che è successo ieri al congresso del SAP (Sindacato Autonomo di Polizia) ha avuto un impatto mediatico forse persino superiore all'evento tragico stesso, che ha portato via la vita al giovane Federico nell'ormai lontano 2005.

L'ovazione da parte dei colleghi per l'ingresso di 3 dei 4 poliziotti coinvolti in quell'assurdo episodio ha colpito l'opinione pubblica e la sensibilità di tutti coloro che sono rimasti sconvolti da quell'evento. E come non rimanere sconvolti di fronte al massacro di un ragazzo di 18 anni...

Ciò a cui stiamo assistendo, però, rischia di diventare qualcosa di pericoloso: ancora una volta, il fenomeno mediatico rischia di mettere alla gogna un'intera categoria solo a causa dell'irresponsabile azione di un gruppo ridotto di persone, che per un eccesso di "senso di appartenenza" ha esternato un sentimento discutibile e fuori luogo.

L'irresponsabilità di quelle persone danneggia prima di tutto coloro che svolgono quotidianamente il proprio lavoro (generalmente sottopagato) e che badano alla nostra sicurezza.

Io a questo gioco al massacro non ci sto, per quanto si stia facendo leva sulla nostra sensibilità verso quel povero ragazzo ucciso da 4 delinquenti.

Ma sinceramente sono anche stufo di vedere un esercito di Tackleberry che vede il corpo di Polizia come l'unica possibilità di rivalsa nei confronti della propria esistenza fallimentare.

Ovazione a Patrizia, madre di Federico, donna coraggiosa e per la quale non si può che provare profonda stima.

Per i 4 malviventi... via quella divisa. Abbiate almeno il rispetto per lei, dato che non l'avete avuta per la vita di un ragazzo appena maggiorenne. E voi che li acclamate... riflettete sul fatto che Federico fosse un figlio, prima di tutto. Voi che forse, come me, non siete genitori e non potete capire cosa significhi perdere un figlio in quel modo... ricordate i vostri 18 anni, e consideratevi fortunati a non aver incontrato 4 persone come quelle. Voi, i vostri fratelli, i vostri amici...

mercoledì 11 dicembre 2013

Forconi rivoluzionari

Più di un anno e mezzo fa, mi ritrovavo a scrivere questo post.

Da ormai tre giorni le nostre città sono completamente bloccate per la "protesta dei forconi", che tanto sta facendo imbestialire coloro che vivono il disagio di non riuscire a muoversi per recarsi al lavoro o a casa, e coloro che non possono neanche tenere aperto il proprio negozio per svolgere la regolare attività.

Sono confuso. Da una parte condanno chiunque arrivi a violare la libertà altrui, compresa la libertà del diritto allo sciopero, che non deve diventare dovere. Dall'altra mi rendo conto che quel senso di rassegnazione che ci ha portati così passivamente all'apatia sociale, in qualche modo abbia bisogno di uno "scossone".

Al di là delle azioni (assolutamente da condannare) svolte dai soliti gruppetti estremisti di destra o sinistra che siano, mi chiedo davvero come possa uscire da questo stallo un popolo come il nostro, stanco e rassegnato all'idea di sopravvivere piuttosto che vivere.

Un popolo che accetta di avere un non-Governo (ormai da un anno), che passa più tempo a verificare la fiducia in Parlamento piuttosto che a intervenire con i fatti per uscire da questa situazione disastrosa. Un non-Governo costituito da manichini senza carisma ed una opposizione composta da scimmie urlanti, ma che non propongono niente di concreto (se non di mandare a casa Napolitano, come se la causa di tutto fosse il Presidente della Repubblica).

Io sono davvero confuso. Perché non riesco più a distinguere le cause dagli effetti. Le aziende chiudono o mettono in cassa integrazione i dipendenti perché c'è crisi. Ma l'azienda che chiude genera crisi. E allora non capisco più se la crisi sia una causa o un effetto.

Siamo rimasti immobili, forse perché ci bastava quello che avevamo e non avevamo grandi ambizioni. Ora stiamo perdendo quel poco che ci serve per sopravvivere.

Io ho l'impressione che ciò che sta accadendo sia l'effetto di quella eccessiva rassegnazione che abbiamo vissuto negli ultimi anni... e che ora rischia di trasformarsi in rivoluzione. Si sta alimentando la tensione, la rabbia. E la rabbia ha la brutta caratteristica di diventare incontrollabile.

Temo che stiano per arrivare momenti duri per il nostro Paese.

Ma se si vuole costruire qualcosa di nuovo... prima bisogna demolire... e poi rimuovere le macerie.